SAN SEBASTIANO IN BANCHI
di Pisa e il rettore Lanfranchi



Distrutta durante la II Guerra Mondiale, la dugentesca chiesa di San Sebastiano in Banchi di Chinzica (Pisa) non è stata più ricostruita: al suo posto si trova l’imponente palazzo di un istituto bancario, edificato in tempi nei quali si recuperava o si valorizzava poco ciò che era antico.

La graziosa e proporzionata chiesa, almeno come appare dal disegno seicentesco del Tronci (Descrizione), è stata anche trascurata dalla memoria: poche le fonti pubblicate e ovviamente molti gli inediti di archivio, come ad esempio questo manoscritto della Decima Repubblicana, contenente una dichiarazione del rettore del 1525.
Comincia così:


“Fassi fede per me prete Mariano Lanfranchi chome qui farò lo inventario di tucti beni della chiesa parochiale di San Bastiano de’ Banchi di Pisa chi tiene beni et livelli et chensi (= censi) et ofiti (= ufficiature) fanno”.


Segue l’elenco dei nomi dei conduttori, delle proprietà e dei canoni:

– Giorgio Rinieri cittadino fiorentino paga l’anno di livello per una casa in Pisa “presso a San Bastiano vochato La Fusta”, ducati 15 e lire 2.
– Biagio del Cascina da Ghezzano paga di livello di staiora 14 di terra sacca 4 di grano.
– Ser Girolamo Lupi paga lire 10 di fitto per pigione di una bottega “socto la schala di San Bastiano che va in campanile”.
– Ranieri di Maccarone delle Mulina di Quosa paga lire 11 per livello di un prato a Cornazzano.
– Antonello da Cascina paga staia 2 di grano per livello di un pezzo di terra di staiora 2 in Cascina.
– Luca di Paco da San Prospero dà per fitto staia 2 di grano.
– “Bonsigiorino” fiorentino paga staia 2 di grano per livello di beni non segnati.
– Prete Iacopo Vernagalli e Iacopo dalla Magona pagano scudi 10 per uno censo lasciato loro “per achonciare [= riparare] li tecti di San Bastiano”.
– L’operaio di duomo paga per un censo perpetuo 2 torchi di peso di libbre 4 e libbre 2 di candele “perché lo fachi [= si faccia] uno ofitio di me(s)se 13 in decta chiesa di San Bastiano et una chantando per l’anima di Lorenso Bindachi”.
– Bartolomeo d’Unito paga per la festa di San Bastiano [20 gennaio] lire 4 per una messa, “si fa dire per l’anima sua”.
– Bartolomeo d’Unito dà 5 lire l’anno per fare uno ofitio di San Bastiano “lo giorno della Nonsiata” [25 marzo] e 13 messe della Vergine Maria per rimedio dell’anima sua.


Quindi si trova, tra i beni, una casetta nella quale:

“vi sto io prete reverendo Mariano Lanfranchi, la quale sta a uso del chapellano et rectore di dicta chiesa o parochia, chome si vede, per rimedio et ghoverno dell’anime di dicta chiesa, la quale l’ò facta io per rimedio dell’anima mia”.
Una “stalleta [= piccola stalla] invece si trovava a lato ed era tenuta dagli eredi di Carlo Carducci che davano di livello sacca 5 di grano.

Infine, il totale dell’entrata dichiarata: lire 161.


A queste note, forse perché si sentiva in obbligo di dir tutto, lo scrupoloso rettore fa seguire la dichiarazione:

“Io prete Mariano Lanfranchi, rectore della chiesa di San Bastiano in Banchi, ò facto questa presente portata chome di sopra si vede essere tucti i beni di dicta chiesa et non altri mente sopra [illeggibile, forse l’anima] mia et le mia chochientia, facta questo dì 4 d’ogosto 1526 stille pisano [= 1525] manu propria.

La chiesa [...] è tenuta et obrighata a dire me(s)sa ogni giorno, chome si vede per essere posta in dicto luogho in Banchi, per modo che sarebbe meglio a stare per chapellano; et è tucta ruinata la chiesa et la chasa, sto sempre in paura che non mi chaschi in chapo in dello andare et venire.

La sopra scrita chiesa si è sotto posta alla Badia di San Paolo a Ripa d’Arno di Pisa et, per virtù della sopra scritta Badia che n’è patrone rectore il chardinale Cibo, a quella s’aspetta et da quella hebbi l’anno 1524.

Io prete Mariano Lanfranchi soprascritto giuro sopra l’anima mia che qui ho scrito la verità di tucta la soprascritta rendita della chiesa ...”.

Può sorprendere, ma allora erano davvero altri tempi. Il cardinale dei Santi Cosma e Damiano Innocenzo Cibo (1491-1550), nipote di Lorenzo il Magnifico in quanto figlio della figlia Maddalena, era autorizzato ricoprire contemporaneamente più prestigiose cariche all’interno della Chiesa.
Per citarne qualcuna, fu amministratore apostolico della diocesi di Torino, arcivescovo di Genova (1520-1550), arcivescovo di Messina (1538-1550), abate commendatario di San Siro di Genova e proprio di San Paolo a Ripa d’Arno, come ricorda il generoso rettore Lanfranchi, che ne era ‘dipendente’.

Paola Ircani Menichini, 27 agosto 2021.
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RICONOSCIMENTI


Le fotografie


– Via Pietro Toselli di Pisa con a sinistra il palazzo bancario costruito al posto di San Sebastiano e a destra le Logge dei Banchi (foto P.I.M., 2021].

– Un brano della memoria di prete Mariano Lanfranchi.

– La chiesa di San Sebastiano in Banchi nella carta del Catasto Leopoldino ottocentesco (n. 2009); da notare via dell’Olmo (oggi Pietro Toselli), via Garofani (esistente) e via dei Banchi (esistente).

– Enrico di Tedice (attribuito, 1250 ca.), Vergine con il Bambino, pittura murale, già nella lunetta del portale di San Sebastiano in Banchi e ora al Museo di San Matteo di Pisa, da medieval.mrugala.net.

– Disegno della chiesa di San Sebastiano con il campanile nella “Descrizione ...” di Paolo Tronci.


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